Un tuffo nei sogni


Figlia di una stellaCapitolo 1

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  1. Simmy95
     
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    Ecco il primo capitolo di "Figlia di una stella", la storia di Becky. Spero vi piaccia, i commenti sono molto graditi!




    -Si dice che in una radura nascosta in un remoto angolo dell’universo,abitino le ninfe del tempo,custodi delle chiavi dei mondi. Queste affascinanti creature sono simili alle fate per i loro poteri e le ali con cui sorvolano i cieli di tutte le dimensioni,ma differiscono da loro per i loro lineamenti ben definiti e che donano loro un aspetto più nobile e maestoso rispetto alle loro colleghe. Si dice che queste ninfe appunto,siano proprietarie di immensi tesori,ma per via del grande impegno con cui hanno giurato sulla loro vita di svolgere ,non possono proteggerli da sole. Allora decisero di affidarli ad altre creature magiche di grande fiducia,affinchè li custodissero fino al termine del loro importante compito.-
    -Che tipo di tesori?-mi interruppe Annie -Beh…per esempio la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno,custodita dai folletti…oppure la spada di fuoco protetta dai draghi neri,insomma cose del genere!- le risposi sorridendole:era impossibile non volere bene a quella bimba di appena sei anni con quella faccina dall’aria sveglia e curiosa. -Ma io non penso di aver ben capito:cos’è che fanno esattamente le ninfe del tempo?-chiese Russel -Ecco…è difficile spiegare:fanno passare in altri mondi solo le persone che loro ritengono siano all’altezza…diciamo che fanno lo stesso lavoro di un casello dell’autostrada…- -Quindi sono importanti? E ce ne sono tante?- continuò Russel. Mi misi a sedere sullo schienale della panchina e iniziai nuovamente a raccontare al mio pubblico. -Certo,sono molto importanti. Vedete,se non ci fossero loro a sorvegliare chi entra o chi esce da un mondo all’altro,molti esseri malvagi potrebbero approfittarsene e conquistare altri popoli. Le ninfe del tempo sono sette,ma non si sa l’esatto motivo. Le altre ninfe fanno una vita più normale,diciamo; quelle del tempo invece non possono mai innamorarsi sul serio,si sposano solo con matrimoni combinati e…- -Signorina Peacok!- mi interruppe la voce più insopportabile e severa che avessi mai sentito,ovvero quella della signorina Pearson,la vicedirettrice di quell’orribile posto in cui da anni purtroppo vivevo:l’orfantrofio Kids of the Future.Quella donna non solo aveva un carattere odioso,ma era una persona altrettanto odiosa di aspetto fisico: era molto alta, ma asciutta e secca come il gambo di un fiore. La schiena sempre drittissima in ogni suo movimento e i capelli color grigio topo erano sempre raccolti alla perfezione, nemmeno una ciocca fuori posto. Sul volto risaltavano i profondi segni della vecchiaia ma i suoi occhi neri vedevano meglio di un felino e le orecchie non lasciavano sfuggire il minimo bisbiglio o rumore nel raggio di metri e metri. -Posso sapere il motivo per cui lei e gli altri bambini non siete rientrati per la lezione mezz’ora fa?- Domandò la signorina Pearson. Tutti i miei piccoli ascoltatori fissavano l’erba verde del prato in silenzio: non osavano guardare negli occhi quella donna cattiva.Onestamente anche a me,quando ero più piccola mi intimoriva,perché fin da quando riesco a ricordarmi, ce l’aveva sempre avuta con me, per qualunque cosa accadesse all’interno dell’edificio. Ma crescendo imparai a non farmi sottometere e a tenerle testa, in fin dei conti avevo poco tempo ancora da trascorrere in quella vecchia topaia. Infatti fra un mese sarebbe stato il mio diciottesimo compleanno e sarei stata troppo grande per rimanere nell’orfanotrofio. Avrei iniziato una nuova vita,libera e felice, l’unica cosa che mi sarebbe mancato di questo posto sono gli altri bambini. Io ero la più grande di tutti,gli altri arrivavano al massimo ai dodici anni.Tutti venivano addottati avendo così un’altra possibilità di farsi una vita, tutti tranne me. Nessuno mi aveva mai portato via dal questo triste destino, e a pensarci diventavo malinconica e pensierosa… pensavo di non essere normale,ma non solo per questo, anche per gli strani sogni che sovente mi capitava di fare la notte e il fatto di non ricordarmi di come era la mia vita prima di essere accolta nel Kids of the Future. -Allora? Esigo una spiegazione al vostro comportamento indisciplinato!- Tuonò la signorina Pearson. Per tutta risposta piantai lo sguardo nei suoi occhi e tranquillamente dissi:-Non avevamo sentito suonare quella vecchia campanella, signora Pearson, stavo raccontando ai bambini delle storie molto interessanti… Non giudicherei il nostro comportamento “indisciplinato” non crede?-
    -Ah,davvero? E sentiamo, allora che genere di storie vi ha raccontato la vostra amichetta,la signorina Peacok?- disse la signorina Pearson con tono agghiacciante. I bambini rimasero muti come tombe, sempre con la testa china verso il prato. La vice direttrice fece un sorrisetto compiaciuto sotto i baffi (nel vero senso della parola), e dopo qualche minuto esclamò soddisfatta -Come volevasi dimostrare: a quanto pare, signorina Summer, le sue cosidette favole non sono state apprezzate abbastanza dai suoi compagni. O vorrà forse ammettere che sono troppo stupidi e piccoli per capire ciò che la vostra grande mente ha creato?- Ma come poteva dire una cosa simile? Dare dello stupido a dei bambini! Li guardai con la coda dell’occhio e notai che alcuni piangevano in silenzio gli altri trattenevano le lacrime. Mi stavo veramente innervosendo,e senza più prestare attenzione al tono con cui mi rivolgevo a quella donna crudele esclamai: -Ma coma si permette di trattarli così? Li lasci in pace! Guardi che sono molto più intelligenti e svegli di lei! E poi non vede che non parlano perche sono terrorizzati da lei? E non posso darli torto, lei è un mostro!-
    -Ma come ti permetti? Sarai punita per la tua…- Ma non ebbe il tempo di continuare perché fu interrotta da una dolce vocina che risuonava spaventata -A me i racconti di Summer piacciono tanto, è brava a raccontare storie- Era la piccola Annie:aveva raccolto tutto il coraggio che poteva e adesso era riuscita a parlare alla signorina Pearson che si fermò subito al suono di quelle parole. Si avvicinò ad Annie che indietreggiò e si bloccò tremando mettendosi a sedere sulla panchina alle mie spalle: i loro volti erano vicinissimi e la piccola respirava affannata tanto aveva paura. -E di cosa parlerebbero queste storie che tanto ti piacciono?- Chiese la Pearson ad Annie con una voce più placata ma con il solito tono inquietante. Anche sta volta la piccola riuscì a risponderle: -Ecco…parlano di magia,e di creature magiche,come…come le ninfe…- In suo aiuto arrivò Russel: -O dei folletti!- -Le sirene!-si intromise una bambina -A me è piaciuto tantissimo quando l’abbiamo paragonata a un gorgone.- Intervenne un altro ragazzino. A queste parole la vice direttrice strabuzzò gli occhi e chiese con aria insospettita: - E… esattamente cosa sono i grog…le gargoyle…insomma quelle robe là?- Tutti ridemmo di gusto e dopo un po’ Russel spiegò orgoglioso: -Vede signorina Pearson,le gorgoni sono esseri molto speciali,sono delle donne che si dice siano più belle delle dea della bellezza…- A queste parola la faccia della Pearson si contorse in un’espressione interrogativa ma quasi compiaciuta, ma Russel continuò: -e lei per gelosia le rese orribili in modo che chiunque le guardasse morisse dalla paura!- Stavolta la risata dei bambini fu molto più chiassosa. Anche io ridevo soddisfatta della risposta dei miei piccoli amici,ma vidi che la signorina Pearson era fuori di sé: il viso era diventato paonazzo e gli occhi sembrava che le dovessero schizzare fuori dalle orbite da un momento all’altro. All’improvviso esplose come era prevedibile che facesse. - Basta così! Ho sentito abbastanza! D’ora in poi non avete più il permesso di parlare alla signorina Summer qui presente, andate nelle vostre camerate,di corsa,per punizione doppio carico di compiti per tutti!- Feci per incamminarmi con gli altri diretta al dormitorio, ma a quanto pare,la Paerson non aveva ancora finito con me. -Non lei,signorina Peacok!- Alzai gli occhi al cielo,e con un sospiro mi voltai verso quella vecchia strega. Lei prese a girarmi intorno come fa un avvoltoio famelico quando ha avvistato la propria preda -Si crede tanto grande,non è vero? Bene, da oggi stesso la abitueremo alla vita da adulta a cui tanto ambisce: farà parte della servitù del nostro orfanotrofio,vivrà con gli altri inservienti. Deve esserci grata se le stiamo offrendo un posto di lavoro…al giorno d’oggi è difficile trovarne uno. Ora,senza troppi ringraziamenti,voglio che vada immediatamente nella sua camerata a prendere la sua roba e che si trasferisca immediatamente nella mansarda insieme a tutti i suoi nuovi colleghi. Buona permanenza!- E con queste parole si allontanò borbottando. Ero arrabbiatissima…certo,da un lato aveva ragione,un lavoro non si può di certo trovare così su due piedi…ma come può rinchiudermi per tutta la vita nel Kids of the Future? Era inaccettabile! Fra un mese avrei finalmente compiuto i miei tanto attesi diciotto anni e avrei potuto andarmene…ma adesso mi avevano appena imprigionata a vita con questo incarico…come avrei fatto? Non potevo nemmeno sperare che qualcuno mi addotti in così breve tempo. Con passo lento mi avviai all’interno del grande edificio, nel suo atrio luminoso, su per la rampa di scale di marmo e poi a destra per il grande corridoio le cui finestre si affacciavano sul campetto malconcio da pallacanestro, e poi nella grande camerata delle ragazze con quei scomodi letti duri come la pietra,sempre troppo freddi in inverno e troppo caldi in estate. Mi sedetti sul mio e cominciai a buttare dentro una valigia le mie robe:la divisa invernale,biancheria intima,degli abiti di ricambio,il pigiama e i miei libri e quaderni. Sembrava mancasse qualcosa…cominciai a rovistare fra le lenzuola e finalmente trovai il mio diario segreto: un regalo della dottoressa Rose, la dottoressa dell‘orfanotrofio.
    Sopra ci scrivevo tutto ciò che mi tormentava,tutti i miei pensieri, i miei sogni…
    La dottoressa Rose era una carissima persona per me: era la sola ed unica persona che prendeva sul serio ciò che sognavo… fin da piccola mi aveva aiutata a superare la paura dei miei sogni, che, molto tempo addietro mi tormentavano la notte. Mi aveva suggerito di sfogarmi annotando qualunque cosa mi passasse per la testa li sopra, mi aveva assicurato che mi avrebbe aiutata a rassicurarmi.
    Adesso, grazie a lei, non avevo più paura di addormentarmi per timore di sognare strane creature,anzi: ormai ci provavo gusto,lo trovavo divertente,certo strano,ma bello…e poi i bambini adoravano sentirsi raccontare quelle storie!
    Non ero ancora pronta però per lasciare il dormitorio,non senza quella cosa così importante…continuai dunque nella mia ricerca devastando il povero letto,quando finalmente, incastrato fra il materasso e la doga trovai l’oggetto che cercavo: lo strinsi forte nelle mani e mi coricai sul letto per ammirarlo. Si trattava di un pezzo di qualche pietra preziosa,anche se non sapevo di quale. Era grande all’incirca come il palmo della mia mano,aveva la forma di uno spicchio di sfera;la superfice era liscia e ben levigata,e aveva uno strano colore che variava dal madreperlaceo al verde acqua a seconda della luce che lo illuminava. Non sapevo di cosa si trattasse esattamente,ma in qualche modo sentivo che aveva a che fare con il mio passato,e stringerla fra le mani in momenti difficili o tristi mi dava come una sensazione di sicurezza e salvezza e mi sentivo subito meglio. Rimasi immobile così come ero per alcuni minuti anche se mi parvero ore dopodichè decisi di dirigermi verso gli appartamenti dei domestici su nella mansarda...
     
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